La parabola dell’albero dell’amore

tulipano rosso 2

La parabola dell’albero dell’amore

Il sole nascente proiettava lunghe ombre, un uomo camminava verso occidente con lento passo schiacciando la propria ombra.
Era l’uomo dei due alberi che aveva gustato i frutti della conoscenza e i frutti della felicità.
Era assorto nei suoi pensieri quando la sua attenzione fu attratta da un grandissimo albero secolare.
Si avvicinò e gli chiese: “Chi sei!”
L’albero stese delicatamente, verso l’uomo, una sua verde e morbida fronda accarezzandogli il viso e disse: “Io sono l’albero dell’amore, se assaggerai i miei frutti non potrai più farne a meno e la tua vita cambierà per sempre”:
L’uomo, memore dell’effetto dei frutti degli altri due alberi volle subiti provare anche i frutti dell’albero dell’amore.
Gustando questi dolcissimi e saporiti frutti cominciò a sentirsi meno solo, tutto ciò che lo circondava gli parve essere amico, vedeva tutto con occhio più benevolo.
Il mondo era diventato più bello, più accogliente, non aveva mai provato in vita sua una sensazione così piacevole.
Continuando il suo cammino ebbe perfino cura di non pestare la sua ombra per non farle male.
Ad un certo punto incontrò un uomo molto triste, gli chiese. “Perché sei così triste?”
L’altro rispose .”mi sento molto solo!”
Allora l’uomo estrasse dalla sua bisaccia un frutto dell’amore e glielo porse dicendo: “Assaggia ti sentirai meglio”.
Successivamente incontrò all’angolo della strada un poveretto che chiedeva l’elemosina, gli porse un frutto.
Il povero quasi rifiutandolo disse: “Solo questo mi dai?”
Il nostro uomo: “Questo frutto è la cosa più preziosa che esiste, mangiandolo ti sentirai ricco.
Incontrò poi per strada dei bimbi innocenti si avvicinò loro e diede un frutto a ciascuno.
Diede frutti a coloro che soffrivano, a coloro che glieli chiedevano ed anche a coloro che non li volevano.
Infine incontrò una bella fanciulla con un grande sorriso sulle labbra e che sembrava molto felice, l’uomo voleva donare anche a lei il frutto dell’amore ma si accorse che ormai la bisaccia era vuota.
Molto rammaricato le disse: “Volevo donarti il frutto dell’amore ma li ho finiti”.
La fanciulla rispose: “Io conosco l’amore e so anche che lo stai donando a tutti con tanta cura e ti ringrazio di cuore! Sai quell’albero l’ho piantato io molti anni fa sperando che l’amore si diffondesse e tu mi hai veramente aiutata e continuerai ad aiutarmi anche ora che ho più di trecento anni”.
Le ombre ormai si erano accorciate, il sole era alto e splendeva contento ed anche l’ombra sorrideva.

verdefronda

 

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Visita amica

Iris rossofiore del mio giardino

S’avvicina leggera
cauta e silente
bussa alla porta
chiede di entrare.
E’ malinconia
che viene a trovarci
quando ci manca
il contatto umano.

verdefronda

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Viola del pensiero

Viola del pensiero bianca

Viola del pensiero

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Fiori di crochi

Fcroco 1

Fiore di primavera in arrivo

verdefronda

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Tre parole

Tre parole

Quanta gioia mi scende nel cuore
che soave dolcezza mi cattura
quando il pensiero mio
s’avvolge del tuo amore.
Nell’incanto del magico Natale
si odono dolci e delicate musiche
che scendono aleggiando dal cielo.
Una chiara voce risuona lassù
suggerendomi pensieri d’amore
tre parole s’imprimono forti
ribollendo nell’intimo mio
e come impetuosa eco
da me si sprigionano nell’aria
accendendosi di diafana luce:
” TI VOGLIO BENE”
Tre parole che non si spegneranno mai.

verdefronda

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Suon di campane

S’espande nell’aria suon di campane
s’odono ancora ma molto lontane,
un vago pensiero che non ricordo.

Richiamo d’un tempo dimenticato
di quando forse, ancora non nato
mi resta nel cuore il battito sordo.

Sempre risuona quel dolce motivo
forse la chiave per cui ancor vivo.

verdefronda

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Dicembre

 

Palloncini arancioni sugli alberi
di kaki, spogli di tutte le foglie
che formano un tappeto rosso e giallo
attorno ai tronchi.

Invadono i campi le basse nebbie
si scurisce la terra con l’umido
esce dal terreno qualche lombrico
a respirare.

I primi bianchi fiocchi volteggiano
nel cielo, poi si posano sui campi
ma breve ed effimera han la vita
si dissolvono.

verdefronda

(Elegie campestri – I mesi dell’anno)

in strofe saffiche non rimate

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Al crepuscolo

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Al crepuscolo sulla via cammino
pensando ai felici giorni passati
mentre i pioppi del filare vicino
s’allontanano dalla nebbia velati.

L’avvenir giocondo vorrei che fosse
ma fuggono i giorni come il filare
non sogno più donar le rose rosse
ne da lei interessi oso sperare.

Canta uccellino, canta lungo la via
addolcisci se puoi la mia tristezza
solo tu ancor puoi farmi compagnia
mentre m’accoglie un alito di brezza.

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Le rose

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Si sognano le rose

si colgono le spine

e si ricorda il profumo

…quando non c’è più.

verdefronda

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Sogni d’oro

 
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